Mark Rubel è uno studio engineer, produttore e musicista americano, co-direttore ed insegnante presso la Blackbird Academy di Nashville (TN) e proprietario del Pogo Studio. La sua carriera, che ha esordio nel 1980, vanta collaborazioni con artisti tra cui i Fall Out Boy, Rascall Flatts, Ludacris, The National. Occasionalmente scrive per riviste che si occupano di registrazione audio (per citarne alcune, il Mix Magazine ed il Tape Op Magazine) ed è attivo come consulente ed esperto legale nel settore audio e nel diritto d’autore.
Qui di seguito condividiamo con voi l’intervista in versione integrale che Rubel ha rilasciato a Restart in occasione del nostro topic “Behind the take: gli aspetti psicologici in studio di registrazione”:
Come accogli un cliente per metterlo a suo agio fin dall’inizio della sessione in studio?
Mark Rubel: “L’accoglienza è un momento molto importante, per questo motivo cerco di essere il più preparato possibile e in uno stato d’animo positivo. Ho un trucco: accanto alla porta d’ingresso dello studio ho attaccato una cartolina divertente in cui è raffigurato un cavallo che indossa degli occhiali da sole giganti…appena prima di aprire la porta per far entrare il cliente, la guardo. Mi mette allegria e mi fa sorridere, in questo modo la prima impressione che do al cliente è di essere di buon umore e che tutto andrà nel migliore dei modi.
È importante, inoltre, in questa fase iniziale della sessione, salutare tutti i clienti, stabilire un buon contatto visivo e stringere loro la mano. Spesso utilizzo frasi come “Benvenuti!” e “Sono contento che siate qui”. Quindi mi offro di aiutarli con la loro attrezzatura e li accompagno all’interno dello studio, il quale auspicabilmente è ben organizzato, ordinato e pronto all’uso.”
Utilizzi qualche strategia per aiutare i clienti ad esprimere al meglio il loro potenziale mentre registrano un brano?
Mark Rubel: “Solitamente cerco di mostrarmi solidale e positivo, genuinamente entusiasta per il lavoro che andremo a fare e per la musica su cui lavoreremo. Un consiglio è quello di offrire loro cibo, acqua, tè o altro, e di tenere sempre presente il loro comfort. Occorre essere sensibili alla loro energia, cercando di captare quando potrebbe essere un buon momento per fare una pausa o per andare avanti.
Poiché generalmente in studio si comunica attraverso un talkback, è importante mantenere un tono calmo ed ottimista. Trasmetti sicurezza e serenità, anche nei momenti più “semplici”, ma fondamentali, come ad esempio appena prima di iniziare a registrare una traccia: “Siete pronti? Cominciamo!”.
Un altro momento estremamente importante è alla fine di una take, poiché in questa fase è fondamentale reagire e fornire un riscontro per non lasciare l’artista senza alcun tipo di feedback. È necessario prestare attenzione anche al linguaggio utilizzato, per evidenziare le parti della registrazione che andrebbero riprese meglio, offrendo soluzioni e consigli su come fare.
Inoltre, gli studio engineer e i produttori non dovrebbero costantemente guardare lo schermo come se la musica fosse lì. È importante concentrarsi sui musicisti e prestare attenzione a come si sentono: i loro gesti, il linguaggio del corpo, etc.
È altresì essenziale controllare anche il nostro linguaggio non verbale, in quanto i musicisti sono persone generalmente sensibili e osservano come gli altri rispondono a una loro performance.
Se guardano verso la sala di regia non vogliono vedere una persona che appare annoiata, che guarda il telefono o che sta seduta con le braccia conserte. Una buona abitudine, ad esempio, è quella di muovere la testa a ritmo con la musica; inoltre, è una buona idea quella di entrare occasionalmente nella sala di ripresa e comunicare con l’artista faccia a faccia.”
Hai mai avuto esperienza di clienti particolarmente in ansia durante una registrazione, ossia che soffrissero di ciò che comunemente viene chiamata “Red Light Fever”?
Mark Rubel: “Oh sì! In effetti, nel mio primo studio nel 1980 avevamo veramente una luce rossa nella stanza che si accendeva quando stavamo registrando, come era di moda negli studi della Columbia e della RCA. Si è rivelata una pessima idea! Ed abbiamo dovuto toglierla dopo al massimo due o tre sessioni!
È piuttosto frequente incontrare artisti che soffrono di Red Light Fever, soprattutto nei meno esperti, ma talvolta anche in professionisti. La mia soluzione è quella di registrare sempre, visto anche che i supporti di memoria oggigiorno sono economici rispetto al nastro magnetico usato in precedenza. In questo modo, se qualcuno inizia ad improvvisare e nasce qualcosa di interessante, non dovremmo successivamente giustificare come mai non abbiamo catturato il momento.
Non ci sono registrazioni di prova, nessuna demo, si registra e basta, e con la tecnologia moderna possiamo utilizzare qualsiasi parte della traccia ci piaccia.
Ci sono poi altri modi per far fronte alla Red Light Fever, questi riguardano l’empatia, l’aiutare i musicisti a rilassarsi e a divertirsi. A tal proposito, un aspetto importante è l’atmosfera generale dello studio: il colore delle pareti, l’illuminazione, la disposizione dell’ambiente, l’arredamento, ma anche come parliamo ed agiamo: mostrarsi sorridenti e rassicuranti.”
Come affronti l’eventualità in cui la sessione sembra esser giunta a una situazione di stallo, in cui sembra essersi persa la giusta “vibe” e la sensazione comune è quella di non andare più da nessuna parte?
Mark Rubel: “Naturalmente non dipende interamente da chi lavora all’interno dello studio, vi sono molteplici variabili che entrano in gioco in una situazione del genere. Oltre agli accorgimenti che ho suggerito finora, possono esserci una serie di possibili soluzioni. Quale scegliere dipende dalla situazione e dalla dinamica data dalle personalità delle persone coinvolte. Alcune soluzioni possono essere:
- trovare una soluzione creativa/musicale
- passare ad un altro brano
- fare una pausa o distrarsi per qualche minuto, ad esempio facendo una battuta, mostrando un breve filmato
- a volte funziona esattamente l’opposto: ossia mantenere la testa bassa e continuare ad insistere sul lavoro che si sta facendo
- altre volte, invece, potrebbe essere utile fare un discorso più diretto per cercare in modo collaborativo una soluzione. Ad esempio, chiedere esplicitamente: “Mi pare che al momento ci troviamo in una situazione di stallo…come potremmo smuovere la situazione? Qual è il modo migliore per risolvere la situazione in cui ci troviamo?”
- Infine, in alcune occasioni, se la produzione lo consente, si potrebbe semplicemente interrompere la sessione e ricominciare la registrazione il giorno/la volta successiva.”
Altri consigli utili per rendere la sessione in studio il più piacevole possibile?
Mark Rubel: “In generale, per chi lavora nello studio, è una buona idea, prima di iniziare una sessione, prendersi qualche minuto per sé: fai dei respiri profondi, cerca di concentrarti sul lavoro che andrai a fare e a quanto saranno soddisfatti tutti per il risultato ottenuto.
Recati in studio prima che arrivino gli altri e prendi ciò che io definisco “psychic possession” della stanza, letteralmente il “possesso psichico” della stanza, rendilo il tuo spazio, in maniera tale che l’equilibrio psicologico non si sposti in seguito verso un’eventuale personalità più forte.
Sii preparato, verifica che ci sia tutto ciò di cui avrai bisogno e che tutta l’attrezzattura funzioni come dovrebbe prima dell’arrivo dei clienti. È buona prassi, infatti, non lasciare le persone in attesa mentre finisci di preparare tecnicamente la sessione, confronti i microfoni, eccetera. Cerca di rendere il processo di registrazione il più trasparente, semplice e fluido possibile.
Inoltre, sarebbe meglio non consentire a persone estranee alla sessione di parteciparvi. Non lamentarti mai, non parlare di soldi o dei tuoi problemi e usa l’umorismo, ma solo se risulta divertente ed è apprezzato dagli altri, un umorismo non diretto a qualcuno in particolare, se non forse a te stesso. Non cercare, comunque, di essere più divertente del cliente o del produttore.
È altresì importantissima una buona comunicazione: se hai bisogno di qualche minuto per eseguire qualche modifica o correggere qualcosa, dì a tutti che sarebbe un buon momento per una pausa.
Infine, considera il progetto musicale al quale stai lavorando come se fosse il tuo, il tuo prodotto, e dai il tuo miglior contributo.
E ricordati sempre di trattare tutti con gentilezza e rispetto, dall’assistente dello studio alla star.”
di Giulia Masetti