Lady Gaga: trauma, corpo e resilienza

Nel mondo della musica – e non solo – esiste ancora molta confusione rispetto al tema della salute mentale, e ciò concorre ad alimentarne lo stigma: ci si vergogna o quantomeno si tende a tenere riservate certe cose, nonostante si sappia che può capitare anche alle persone più equilibrate di affrontare periodi difficili, essere stressati o avere ansia.  

Negli ultimi decenni, alcuni artisti e artiste si sono aperti al pubblico, raccontando di se stessi e delle proprie difficoltà, contribuendo alla rottura dello stigma sulla salute mentale.  

Tra questi, Lady Gaga, che nel corso degli anni ha più volte fatto riferimento ai propri disagi: ha raccontato di essere stata vittima di bullismo in adolescenza, di aver abusato di sostanze stupefacenti, di aver incontrato l’autolesionismo, di soffrire di ansia, depressione, fibromialgia e altro ancora.

In una recente intervista rilasciata a Oprah Winfrey (2020), ha riferito di aver subìto violenze sessuali in età piuttosto giovane (19 anni) da parte di un produttore di vent’anni più grande e di non aver avuto nessuno a cui poter chiedere aiuto: “Non avevo nessuno che mi aiutasse. Non avevo uno psicoterapeuta, non avevo uno psichiatra, non avevo un medico che mi aiutasse”. In seguito all’abuso subìto – racconta ancora nell’intervista – ha sviluppato un disturbo da stress post traumatico, descritto come “un vero ciclone di ansia, depressione, attacchi di panico” e un disturbo “psicosomatico” noto come fibromialgia, che crea dolore diffuso in tutto il corpo.


Cosa succede nella nostra mente in seguito ad un trauma?


Secondo gli studiosi di psicotraumatologia, le memorie di eventi vissuti come traumatici (cioè eventi a cui il sistema nervoso non ha saputo/potuto rispondere in maniera adeguata) non vengono integrate nella sintesi personale e rimangono quindi scritte sul corpo sotto forma di schemi corporei, cioè di quella che in psicologia si chiama memoria implicita. Questo accade perché di fronte a una minaccia il sistema nervoso reagisce in automatico attivando una serie di reazioni fisiologiche utili a fronteggiare l’evento, come reazioni di fuga o di lotta.

Se il nostro corpo non è in grado di affrontare la minaccia, può accadere che si blocchi, “spegnendo” la corteccia (ovvero il nostro cervello razionale, la consapevolezza “cosciente” di ciò che sta accadendo), non permettendo una corretta integrazione del vissuto con la memoria esplicita. In altri termini, il ricordo si svuota di senso e di significato, lasciando solo il vissuto corporeo, senza la spiegazione di ciò che è accaduto.
Quindi, se l’evento non è ben integrato in memoria, continua a riattivarsi ogni qual volta si presenta una situazione simile a quella traumatica; per questo motivo, anche eventi neutri possono fungere da trigger, cioè da “grilletto” che spara nel sistema nervoso un input in grado di riattivare le reazioni fisiologiche corrispondenti a tentativi di fronteggiamento di quell’evento: il classico fight or flight (cioè “fuga o lotta”), così come tremori, svenimenti, sincopi vagali, confusione, derealizzazione, dissociazione, dolori e così via.
In poche parole, il trauma viene rivissuto dalla persona traumatizzata, che rimane iper-attivata, continuando a sentirsi minacciata, senza sapere perché.

Talvolta, le reazioni fisiologiche sopra descritte vengono riportate come episodi di generica ansia o panico, in associazione ad una mancata comprensione delle cause scatenanti. Molte persone si affidano ad autocure o cercano sollievo temporaneo in alcol, droga, autolesionismo, e così via; altri ancora si ammalano di malattie del sistema immunitario e di malattie cosiddette psicosomatiche, come nel caso di Lady Gaga.


Resilienza e strategie di coping 


Un aspetto importante emerso dalle parole di Lady Gaga riguarda la resilienza e le strategie di coping che la persona traumatizzata può mettere in atto. La resilienza, infatti, è la capacità di un individuo di fronteggiare un evento traumatico mettendo in campo le proprie risorse cognitive, emotive e psicologiche che lo aiutano a riadattarsi alla nuova condizione. A braccetto con i fattori di resilienza, vanno le strategie di coping (dall’inglese cope, far fronte), ovvero tutte quelle “risorse” alle quali attingiamo per cercare di superare l’evento al meglio. Tra queste, la creatività sembra ricoprire un ruolo fondamentale (Fisher, 2011): scrivere, cantare, ballare, recitare rappresentano delle eccellenti modalità per reagire in maniera efficace, incanalando la sofferenza in un’altra direzione e rielaborandola. Non a caso Lady Gaga è un’ottima performer.


I benefici della psicoterapia


Da quanto emerge dalle varie interviste, sembra che Lady Gaga, grazie al percorso di psicoterapia intrapreso, abbia imparato a riconoscere il proprio vissuto, le proprie sensazioni corporee, le emozioni, i pensieri e che le sia stata offerta la possibilità di nominarle: di dare voce al corpo, in sostanza. Gaga sostiene che sia stato fondamentale sentirsi dire dalla terapeuta non farmi vedere cosa provi, dimmi piuttosto cosa senti, in un periodo in cui era solita praticare autolesionismo, tagliandosi o colpendosi.

In questi casi può essere consigliabile la psicoterapia sensomotoria (Fisher, Ogden, 2011), che aiuta a regolare le funzioni alterate del sistema nervoso, ad aumentare il controllo e la consapevolezza del proprio corpo e delle somatizzazioni e a gestire e riconoscere le idee potenzialmente dannose che ci creiamo su noi stessi (Liotti e Farina, 2011), facendoci concentrare sulla postura e sulle reazioni motorie che sono legate al trauma, e che rappresentano schemi corporei di lotta e fuga, di freezing o di sottomissione, innescati dall’attivazione dei sistemi di difesa, come dicevamo sopra.

Infine, è fondamentale non farsi autodiagnosi: se vi siete riconosciuti in queste parole non agitatevi, bensì cogliete l’occasione per indagare questi vissuti con un professionista e iniziare, se necessario, un lavoro su voi stessi, senza giungere a conclusioni affrettate. 

Ricordatevi: raccontare la propria storia sul web può essere catartico e contribuire alla rottura dello stigma, ma è importante non farlo finché non ci si sente davvero pronti a parlarne, soltanto a seguito di un percorso di psicoterapia adeguato che possa aiutarvi a sostenere il peso dei ricordi e a comprendere l’intrinseco e profondo valore di queste ferite. 

Lady Gaga e tanti altri artisti hanno trovato il coraggio di mostrarsi agli altri, ma solo dopo averlo fatto con se stessi, grazie al supporto e al lavoro dei professionisti della salute mentale.



Bibliografia

  • Van der Kolk, B. (2015). Il corpo accusa il colpo. Milano : Raffaello Cortina.
  • Fisher, J. (2017). Guarire la frammentazione del sé. Come integrare le parti di sé  dissociate dal trauma psicologico. Milano: Raffaello Cortina.
  • Gross. S. & Musgrave. G. (2016). Can music make you sick? Music and depression. A study into the incidence of musicians’ mental health. London: MusicTank Publishing.
  • Gross. S. & Musgrave. G. (2016). Can music make you sick? Part 2. A study into the incidence of musicians’ mental health. London: MusicTank Publishing.
  • Liotti, G. & Farina, B. (2011). Sviluppi traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa. Milano: Raffaello Cortina.
  • Ogden, P. & Fisher, J. (2016). Psicoterapia sensomotoria. Interventi per il trauma e l’attaccamento. Milano: Raffaello Cortina.
  • Ogden, P. , Pain, C., Fisher, J. (2006). A sensorymotor approach to the treatment of trauma and dissociation. Psychiatric Clinics of North America, 29, 263-279.
  • Oprah’s 2020 Vision Tour Visionaries: Lady Gaga Interview  https://youtu.be/f8iNYY7YV04
  • Schachter, D.L. (2007). Alla ricerca della memoria: il cervello, la mente e il passato. Torino: Einaudi


di Claudia Cito